venerdì 26 febbraio 2016

3 "macchine" nel libro il ventre di Parigi di E. Zola


<<E Florent rimirava i grandi mercati uscir dall'ombra, scuotere il sonno in cui li aveva veduti allungare senza fine i loro palazzi traforati. Tutti quegli edifici prendevano corpo, colorandosi di un grigio verdognolo, ancora più giganteschi con la loro prodigiosa alberatura che reggeva la distesa infinita dei tetti. Le loro forme geometriche si intersecavano l'una sull'altra; quando ogni lume fu spento all'interno, ed i mercati furono inondati dalla luce del giorno, apparvero quadrati, uniformi, come una macchina moderna e smisurata, che so, un'enorme macchina a vapore, una caldaia che dovesse servire alla digestione di un popolo, un ventre gigantesco, bullonato, ribadito, fatto di legno, di vetro e di ferro, di una eleganza, di una potenza da motore meccanico azionato dal calore del combustibile, e dalla furia fremente e vertiginosa delle ruote>>


<<Un altro fornello, rialzato da terra, con una cappa, serviva per la griglia, e sopra erano appese le schiumarole, i mestoli e i forchettoni; più sopra ancora tante cassettine numerate contenevano il pane grattugiato, grosso e fine, la mollica per impanare, le spezie, il chiodo di garofano, la noce moscata, le varie qualità di pepe. A destra, contro il muro, il ceppo per tritare la carne. Enorme, di quercia, tutto intaccato e scavato e intorno a questo parecchi arnesi, una pompa per risciacquare, una pressatrice, una macchina per tritare che con le loro ruote e le loro manopole suggerivano l'idea misteriosa e inquietante di una cucina infernale>>.


<<Florent col cuore gonfio, se ne andò a precipizio Quando fu uscito, la bella Lisa non ebbe cuore di rinfacciare al marito la sua debolezza, per quell'invito, la domenica. Aveva vinto e adesso si sentiva libera, respirava in quella sala da pranzo di quercia chiara e quasi cedeva alla tentazione di bruciar dello zucchero per cacciarne il tanfo che vi sentiva di quella magrezza perversa. Comunque si tenne sulla difensiva, ma in capo a una settimana ebbe altre e più vive inquietudini. Vedeva adesso Florent solo raramente la sera, e si immaginava cose terribili: una macchina infernale fabbricata in alto nella camera di Augustine, oppure dei segnali trasmessi dal terrazzo per alzare le barricate nel quartiere>>.
 

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